castelli del parmense
castelli del ducato

Castelli del parmense – Rocca di San Vitale

Tra i castelli più caratteristici del parmense, un posto d’onore spetta sicuramente alla Rocca di San Vitale, maniero di origine medievale, che prende il nome dalla famiglia che l’ha abitato per ben 500 anni.

Una delle particolarità più salienti è proprio la presenza del suggestivo fossato “peschiera”, profondo quasi tre metri e tra i pochi in Italia ancora colmi d’acqua che lo circonda e lo rende senza eguali, nella moltitudine di Castelli di cui è disseminato il suolo parmense, dal Po all’Appennino.

Vero e proprio simbolo posto al centro del paese di Fontanellato.

Era da tempo che desideravo visitare il castello, mi ha accompagnato in questa bella avventura un’amica che conosce bene il territorio perché vi è nata.

A proposito di castelli potrebbe interessare anche l’articolo sulle residenze artistiche dell’appennino modenese

Il Castello ha al suo interno le stanze rimaste quasi invariate; ogni stanza aveva una funzione nella vita di tutti i giorni della famiglia Sanvitale.

Fontanellato si trova ad ovest di Parma e dista dalla città 20 km, leggermente discostato dalla Via Emilia.

Il nome Fontanellato venne citato per la prima volta nell’ anno 1014 in un atto dell’Imperatore Enrico II e deriva da “fontana lata”: fontana estesa e vasta sorgente, appunto.

Evoca immediatamente la caratteristica del suo fertile territorio, ricco d’acqua, delle risorgive e dei fontanili (tipiche sorgenti naturali presenti nella florida pianura tutt’intorno).

Le sorgenti naturali che emergono dal terreno danno forma ad un paesaggio caratterizzato dal fluire verso il Po dei 2 fiumi principali della zona, Stirone e Taro.

Numerosi anche i ritrovamenti risalenti ad epoca romana, costituiti da accessori di bellezza, attrezzi da lavoro, statuette propiziatorie e tanto altro ancora.

La  Famiglia Sanvitale e la Rocca

Quando si pensa ad una famiglia abitante in un castello, si dà quasi per scontato che sia di nobili origini… Ci stupiamo quindi nell’appurare che i Sanvitale erano sicuramente persone non comuni, che nel tempo seppero acquisire cariche e potere grazie alle loro qualità, ma non erano nobili di nascita.

Dalla famiglia nacquero infatti: condottieri, religiosi, ministri, scienziati e letterati.

Il loro stemma era il grifone, animale mitico che univa le qualità dell’aquila con quelle del leone (vigilanza e coraggio).

stemma sanvitale
immagine presa dal libro castelli del parmense

Il nome della famiglia deriva, nonostante diverse ipotesi, dalla loro originaria provenienza a  San Vitale Baganza.

Famiglia meno litigiosa di altre, fu a lungo per il ducato di Parma un preciso punto di riferimento per la lotta politica locale.

Già dal 1386 il mantenimento della posizione filoguelfa, a sostegno del papa, li condusse a ricevere importanti cariche in diverse città.

Proprio in questi anni il duca milanese Gian Galeazzo Visconti concesse alla famiglia privilegi sulle terre di Fontanellato.

I Sanvitale a partire da XV secolo si divisero in due rami: quelli di Sala e di Fontanellato, occupando anche la signoria di Colorno.

Dal ‘400 in poi i conti di Fontanellato concentrarono i propri domini nell’omonima Rocca e una sapiente politica matrimoniale agevolò l’ascesa della famiglia, durante la nascita delle signorie.

Intorno al 1500 la Rocca si avvia a perdere le originarie funzioni di difesa di Parma, presidiando la strada che dal Taro arriva a Bardi e non meno importante la funzione di arginare le azioni bellicose dei maggiori signori della pianura: Rossi, Pallavicino e Lupi.

Il castello viene a più riprese modificato per adattarlo alle nuove esigenze abitative della famiglia, fino a diventare la sede di una delle più illuminate corti padane del Rinascimento.

balcone rocca san vitale

Il legame fra i Sanvitale e Fontanellato rimase in vita fino al 1948, quando l’ultimo conte, Giovanni Sanvitale vendette la Rocca al Comune, imponendo il vincolo di non cambiarne l’ordine dei locali esistenti.

L’ente comunale si fece carico con grande lungimiranza della prestigiosa eredità.

Le sale del castello sembrano infatti ancora vissute, si ha la sensazione di una quotidianità inaspettatamente interrotta, anche se ci si rende conto che si è in un museo.

Le stanze, gli oggetti, i costumi e l’atmosfera stessa che si coglie ci catapultano in un mondo parallelo, nel quale si è spettatori del quotidiano della famiglia Sanvitale.

Percorso suggestivo verso la Rocca San Vitale

Rocca di San Vitale entrata

Si può arrivare al Castello da diverse stradine; io e Giovanna però siamo arrivate da un percorso che vi consigliamo, in quanto è il più suggestivo.

Potete arrivare dal viale alberato che affianca la Basilica della Beata Vergine del Rosario, altro simbolo del paese, da visitare assolutamente, e parcheggiare all’interno dello spiazzo posto frontalmente alla Basilica con l’utilizzo di disco orario.

L’accesso al centro storico da questo lato avviene attraverso il “Voltone” o Porta di Sopra”, ultimo ricordo della cinta muraria del borgo.

porta accesso castelli Parmensi

Entriamo e percorriamo la stradina in ciottolato d’impianto medievale, nella quale si aprono botteghe, sotto i bassi portici dagli architravi in legno.

Compare quasi all’improvviso davanti a noi in tutta la sua maestosità la Rocca di San Vitale, al centro di una vasta piazza ad anello (Piazza Matteotti).

rocca di san vitale castello parmense

Facciamo un giro attorno al Castello prima di entrare a fare i biglietti, notiamo la fontanella originale, sul lato sud est della piazza, che anticamente veniva utilizzata come pubblico lavatoio essendo una grande vasca.

Nelle acque del fossato, vediamo nuotare pesci di medie dimensioni e scopriamo successivamente che i conti Sanvitale pescavano proprio in questo fossato trote e gamberi.

Amo notare che in queste stesse acque si specchiano le serie di casette dai colori pastello, affacciate sulla piazza, quasi a mostrarci un delizioso dipinto.

casette specchiate nella rocca di san vitale

Visita alla Rocca di San Vitale

Appena entriamo attraverso il grande portone, notiamo l’originale corte interna a pianta quadrata, ingentilita da logge e da finestre con decori in terracotta.

corte originale all’entrata della Rocca

La visita inizia con la guida, che ci conduce al primo piano della rocca, attraverso la scala quattrocentesca, accedendo così alla prima stanza chiamata “stanza delle armi”.

Al suo interno, oltre ai dipinti raffiguranti dei e alle armi appese alle pareti, attira la nostra attenzione un oggetto che scopriamo essere tra i più rari di quelli conservati nel castello.

Trattasi del forziere con doppio fondo e serratura complessa ancora funzionante.

forziere rocca di san vitale
immagine presa dal libro castelli del parmense

Ci spostiamo nella stanza successiva, la sala da pranzo, mirabilmente affrescata, con stemmi dei matrimoni intrecciati dai Sanvitale con le altre nobili casate.

Sono presenti anche due quadri, recanti due nature morte con pesci, che raffigurano diversi elementi, tra i quali spicca la figura di un gatto con in bocca un’anquilla.

dipinto rocca di san vitale

La guida ci spiega essere la seconda firma, di un artista Felice Boselli particolarmente apprezzato dalla famiglia.

Egli amava firmarsi Felix, giocando con l’analogia del nome “felino” e inserendo, il più delle volte, un gatto nelle sue opere.

In bella mostra nella stanza anche una cinquantina di piatti e vasi recanti lo stemma della famiglia. La guida ci spiega poi che un tempo si mangiava su di un unico piatto, chiamato cappello del cardinale.

L’incavo del piatto accoglieva il brodo, la tesa costituita dai bordi accoglieva le altre pietanze; con sorpresa notiamo che il suddetto piatto è riproposto in chiave moderna, e ad oggi è di gran moda, soprattutto in ristoranti chic.

Passiamo alla sala del biliardo, la pavimentazione di questa sala è a losanghe in cotto originale e tra le più datate del castello.

Nella parete di fondo troviamo un altro dipinto di Boselli: “Natura morta con cani, volatili e cacciagione”; sono tra l’altro presenti anche gli abiti indossati dai Conti nelle serate di gioco.

Da qui passiamo alla sala da ricevimento, con al suo interno il pregiato clavicembalo del sec. XVII, recante nel coperchio un paesaggio fluviale di meravigliose fattezze, attribuito anch’esso al Boselli.

immagine presa dal libro castelli del parmense

La stanza nuziale (metà del sec. XVII) è l’ultima stanza che incontriamo al primo piano ed è veramente bellissima.

Pregievoli ritratti di componenti della famiglia sono appesi alle pareti tra cui Alessandro Sanvitale e Margherita Rossi di San Secondo.

Il particolare più incredibile è il soffitto a cassettoni in legno intagliato, proveniente dal Santuario della Beata Vergine del Rosario qui ricomposto.

primo piano rocca san vitale

Ci rechiamo a piano terra e ripassiamo dalla corte, dopo una breve pausa ci aspettano ora le due meraviglie, che da sole valgono il prezzo del biglietto.

Camera ottica e stanzetta di Diana e Atteone.

Stiamo parlando della camera ottica, l’unica ancora in funzione in Italia, situata nella torretta del giardino pensile.

feritoia rocca san vitale

Si pensa sia stata realizzata dal conte Giovanni Sanvitale, ultimo abitante della Rocca, appassionato di fotografia, che nel 1894 vinse un concorso internazionale.

La camera fungeva da luogo nel quale la famiglia e gli ospiti potevano intrattenersi, guardando su di uno schermo concavo, riflesse, le immagini di ciò che accadeva nella piazza.

Entrati nella stanza che anticamente fungeva da prigione, e chiusa la porta, avvolte dal buio, siamo invitate a sedere davanti allo schermo concavo.

Grazie ad un geniale gioco di prismi, la luce filtrando da una feritoia, posta nel muro dietro di noi, proietta le immagini della piazza in movimento in tempo reale sullo schermo. Rimaniamo a bocca aperta.

Successivamente ci attende la visione di un’altra meraviglia: tornati al cortile d’ingresso, entriamo in una delle stanze poste al piano terra a lato della corte, sotto il porticato.

Sono diverse le stanze da visitare ancora, ma la stanzetta di Diana e Atteone rappresenta lo scrigno di deliziosa bellezza della Rocca.

La piccola stanzetta fu affrescata nel 1954 da Francesco Mazzola detto il Parmigianino, commisionatagli da Galeazzo Sanvitale come regalo per la moglie Paola Gonzaga.

L’ambiente senza finestre è intimo e riservato. Si è molto discusso sulle funzioni della stanza.

L’interpretazione più attendibile rimane quella secondo cui la saletta fu un sacrario privato, una sorta di rifugio consolatorio per Paola, affinchè ella potesse lenire il dolore per la perdita del figlio, morto prematuramente.

Gli affreschi magistralmente eseguiti (tratti dal III libro della metamorfosi di Ovidio) narrano la vicenda del cacciatore Atteone, recatosi nel bosco con gli amici e i cani levrieri; sorprende la Dea Diana insieme alle Ninfe al bagno.

La Dea irritata lo spruzza con l’acqua e il giovane si trasforma in cervo, poi viene successivamente sbranato dai propri cani che non lo riconoscono.

Sopra la scena del cervo che sta per essere mangiato dai levrieri, tra le due lunette, due bambini, una femmina e un maschio (indicati come i figli di Galeazzo e Paola) di cui la femmina, da qualsiasi parte della stanza ci si sposti ci segue sempre con lo sguardo, sembra sorreggere il maschio più piccolo, che tiene in mano delle ciliegie, simbolo di morte prematura.

Si pensa si tratti del figlio dei coniugi morto prematuramente.

affreschi parmigianino castelli del parmense

Sull’ultima parete, una figura femminile elegantemente vestita e circondata da cani si staglia su di un paesaggio al tramonto.

Trattasi di Paola Gonzaga, che tiene nella mano destra sollevata alcune spighe di grano, che nella simbologia funeraria sono legate alla promessa di ritorno alla vita.

paola gonzaga rocca san vitale

Nonostante le rappresentazioni infauste che la circondano, Paola accenna lievemente un sorriso, ad indicarci una serena accettazione del destino.

Al centro del soffitto infatti, all’interno di un cielo azzurro, accerchiato da dodici putti, che si muovono festosi con in mano animali e frutta, è posto uno specchio circolare di legno dorato, portante la scritta:

RESPICE FINEM

“osserva e attendi la fine”.

Un monito a guardare oltre lo specchio, ma anche a riflettere sul destino del uomo, a guardare oltre la fine, con la chiara convinzione che la vita vince sempre sulla morte.

Dopo aver visitato la stanza degli antenati, usciamo dalla Rocca soddisfatte e con gli occhi pieni di meraviglia.

Se poi si vuole completare il cerchio culturale prima o dopo una pausa pranzo consigliatissima in loco, si può visitare anche il Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario.

Info utili:

La Rocca è visitabile tutto l’anno

feriali dal martedi al sabato ore 10:30 – 11:45/15:45 – 17:00

Domenica e festivi, visite ogni 30 minuti circa dalle 9:30 alle 11:45 e dalle 14:00 alle 17:00 (17:45 da Aprile a Ottobre).

La visita guidata non deluderà le aspettative, consiglio il tour completo che comprende: le sale arredate, la sala di Diana e Atteone, la camera ottica e la Sala con lo Stendardo al costo di euro 8,00 per gli adulti, e di euro 3,50 per i bambini/ragazzi dai 6 ai 16 anni.

Il tour parziale, comprensivo di affresco, camera ottica e stanze affrescate al piano terra euro 4,00.

n.b. è vietato fare foto all’interno.

Per maggiori info:

tel: 0521 824042

oppure andare sul sito del comune

Basilica Beata Vergine del Santo Rosario

Meta di pellegrinaggio ambita perché la Vergine si dice abbia compiuto svariati miracoli, è anch’essa da molti secoli legata al paese di Fontanellato.

basilica della beata vergine

I frati domenicani già dal 1512, chiamati a predicare ai sudditi dalla Contessa Veronica Sanvitale, sono ancora oggi conduttori e custodi della Basilica.

La devozione al Rosario era già nell’antichità considerata un mezzo efficace per esprimere, nella mente della popolazione rurale, i misteri della salvezza.

Nel 1615 i Frati decisero di fare eseguire ad un artigiano di Parma una statua di legno raffigurante la vergine, rivestita, com’era in uso in quei tempi, con abiti preziosi, ed esposta al culto.

Nel 1628 la Vergine compì il primo miracolo, salvando da morte sicura Giovanni Pietro Ugolotti.

Per riconoscenza, nel 1634 i padri Domenicani e la popolazione della zona decisero di costruire una nuova chiesa, più vasta, la cui costruzione venne interrotta nel 1636 dallo scoppio della guerra tra il ducato di Parma e quello di Modena.

Temendo la profanazione, l’immagine della Madonna venne trasportata a Parma ed esposta nella chiesa domenicana di San Pietro Martire.

Nel 1637 fu riportata con partecipazione solenne e trionfale a Fontanellato; ripresero poi i lavori della chiesa con il pieno coinvolgimento della popolazione e dell’intero ducato, e venne costruito un tempietto sul quale riporla.

Nella storia del Santuario di Fontanellato, la Madonna madre di grazia e misericordia si è sempre mostrata disponibile a rispondere a chi, con cuore sincero, invoca la fede.

Il Santuario si trova in via V Novembre, 19 – Tel: 0521 829941

Da Parma c’è un servizio giornaliero di corriera, con partenza anche davanti alla stazione ferroviaria.

Trattoria del teatro

Tappa obbligatoria per mangiare la tipica cucina parmigiana.

Trattoria a conduzione familiare gestita dalla fam. Vascelli dal 1979, posta in pieno centro storico a due passi dalla Rocca, all’interno di uno splendido palazzo del ‘700, ristrutturato di recente con stanze ampie e soffitti alti, proprio di fronte al Teatro del paese.

Io e Giovanna abbiamo mangiato divinamente, sulla veranda di questo storico ristorante che è presente da almeno 40 anni a Fontanellato.

trattoria vicino alla rocca san vitale

I piatti sono preparati a mano con la cura e il rispetto delle tradizioni emiliane, tra i già rinomati tortelli di erbette e di zucca, si possono assaggiare anche i tortelli di culaccia e di stracotto di asinina.

tortelli castelli del parmense

Le carni e i salumi si sa che in queste zone la fanno da padrone: non può mancare infatti un’apertura di pasto a base di salumi tipici affettati dal signor Giuseppe, molto professionale e competente.

In accompagnamento la tipica torta fritta, equivalente del gnocco fritto reggiano e modenese solo leggermente più alta, e la giardiniera (verdurine in agrodolce), il tutto bagnato da un ottimo vino nero fermo.

Tra i secondi troviamo la punta di vitello, coppa, agnello e anatra.

Finiamo con il dolce, noi abbiamo optato per un fresco sorbetto al melograno con bacche di sambuco, veramente strepitoso.

sorbetto vicino alla rocca di san vitale

I dolci sono tutti fatti in casa.

Rapporto qualità prezzo ottimo, 2 portate più dolce e calice di vino dai 25 ai 30 euro a testa, meritatissimi.

La trattoria è in Piazza Giuseppe Verdi, 5 Fontanellato

si consiglia di telefonare per prenotare al  tel: 0521 822257

Buona visita e Buon appettito!

Se vi è piaciuto l’articolo potete commentarlo, sarò felice di leggere ciò che pensate…

Seguimi

4 commenti

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *