Ghetto ebraico di Bologna-quartiere della memoria
Il ghetto ebraico di Bologna è sicuramente il più suggestivo ed è uno tra i più interessanti quartieri della memoria, a pochi passi dalle due torri, che io abbia mai visitato finora.
Ad oggi infatti esso ha mantenuto intatta la struttura urbanistica medioevale originaria.
Il dedalo di viuzze, ponti coperti e piccole finestre, le botteghe artigiane, i negozi di cibo e design, fanno sì che l’ex ghetto ebraico bolognese rimanga una delle zone più interessanti e suggestive della città.
È molto importante prima di descrivervelo, dare una definizione di ghetto, inteso come area nella quale un gruppo di persone considerate di diversa etnia vengono costrette, come succedeva anticamente, ad abitare in una zona circoscritta della città, completamente rinchiusi.
L’origine vera della parola ghetto rimane ad oggi molto dibattuta, sembra addirittura che il primo ghetto sia apparso nel 1514 a Venezia.
Una prima ipotesi dice che è stato creato autonomamente dagli stessi ebrei con l’intento di isolarsi dai cristiani, grandi mangiatori di carne, per preservare gli usi e i costumi della loro tradizione.
La seconda, e forse più plausibile teoria, è che Papa Eugenio IV istituì una bolla papale, aprendo così a Venezia il primo ghetto della storia.
La parola ghetto a quanto si è appunto ipotizzato sembrava provenisse da “Geto” (pronunciato alla veneziana “gheto”) indicante un getto di metallo, ma indica anche il nome dell’isolotto di Venezia, noto per le sue fonderie.
Ma non voglio dilungarmi e passo ad elencarvi i punti salienti che tratterà questo articolo:
- Nascita del ghetto ebraico a Bologna
- L’ex ghetto ebraico in una mano
- 10 luoghi della memoria ebraica da visitare
Andiamo dunque senza indugio ad iniziare!
Il ghetto ebraico di Bologna
Mi sono recata alcuni mesi fa a Bologna con un’amica per partecipare ad una visita guidata, che partiva proprio dall’ex ghetto ebraico di Bologna.
Bè, ne sono rimasta affascinata, voglio condividere con voi quanto mi è stato raccontato e ho approfondito successivamente.
Gli Ebrei si stabilirono a Bologna già dagli inizi del 1300 e vissero tranquillamente per almeno 200 anni nella città.
La loro presenza era ben tollerata dai bolognesi, anche perché gli Ebrei contribuirono enormemente alla crescita economica di Bologna e oltre che economicamente, si distinsero anche intellettualmente.
Le attività della comunità erano prevalentemente di natura commerciale e artigianale, unite al commercio e al traffico di denaro, come già abbiamo visto nell’articolo del mio blog dedicato al ghetto ebraico di Reggio Emilia.
Nel 1506, mentre gli Ebrei proliferavano insieme ai porci (le cronache dell’epoca raccontavano di una città dove non si sapeva se fossero di più le chiese o i porci), accadde che Bologna venne conquistata da papa Paolo IV.
Il 14 luglio del 1555 il Papa redige la bolla Cum nimis absurdum che consisteva nel fare aprire in tutte le città dello Stato pontificio un ghetto, anche detto “serraglio”, nel quale relegare la popolazione ebraica, escludendoli inoltre dal possesso di beni immobili.
I bolognesi, in particolar modo gli intellettuali e gli universitari, si opposero fortemente alla decisione di costituzione del ghetto ebraico, ma dopo un anno di estenuanti lotte, nel 1556, lo Stato pontificio ebbe la meglio.
Il ghetto era collocato proprio dietro alle due torri, completamente separato dal resto della città e dai cristiani.
L’accesso al ghetto era regolato da tre cancelli che venivano rigorosamente sbarrati al tramonto e riaperti all’alba, per permettere agli Ebrei di andare a lavorare all’esterno.
Ad oggi soltanto uno dei cancelli è riconoscibile, si trova all’incrocio tra via del Carro e Via Zamboni.
Tra il dedalo di stradine, via dell’Inferno era l’arteria principale del ghetto, verso la quale confluiva un intreccio di strade quali: via dei Giudei (un tempo via San Marco, poi via delle due Torri), via Canonica, vicolo di San Giobbe, vicolo Mandria, via del Carro e via Valdonica.
Nel 1593 in seguito alla decisione del governo papale, l’intera comunità ebraica venne espulsa da Bologna.
Molti Ebrei si rifugiarono nelle vicine corti padane di Modena, Ferrara, Reggio Emilia e nel Nord Europa.
Solo dopo l’Unità d’Italia, ci fu un ritorno degli Ebrei bolognesi che vennero riconosciuti come normali cittadini, liberi di vivere dove volevano.
Ad oggi l’ex ghetto ha mantenuto la struttura originaria di un tempo, il dedalo di viuzze, ponti coperti e piccole finestrelle, le botteghe artigiane prestigiose, i negozi di cibo e design particolari, fanno sì che esso rimanga una delle zone più interessanti e suggestive della città.
A riprova di questo “lo sbuzzo” dei bolognesi (il termine sbuzzo significa ingegno), come si usa dire da queste parti, si è attivato per riqualificare questo quartiere e se continuate a seguirmi scoprirete come.
L’ex ghetto ebraico in una mano
Se si guarda dall’alto la città e la distribuzione dei quartieri, il ghetto ebraico appare come una riconoscibile forma di mano aperta.
Una mano blu in ceramica, che grazie all’ingegno degli architetti Roberto Maci e Francesco Bettelli, è diventata il simbolo posto su tutti i muri dell’ex ghetto ebraico, creata per rilanciare questo suggestivo quartiere di Bologna.
Quella mano che guarda caso è anche la mano di “Miriam della tradizione ebraica legata alla Torah”, una mano che allo stesso tempo rappresenta il simbolo della vocazione artigianale appartenente da sempre al quartiere.
Io stessa prima di venire a conoscenza della storia legata alla mano mi sono chiesta il perché di tale segnaletica, ed ecco qui spiegato il significato.
Recandovi in visita all’ex ghetto ebraico oltre ad entrare in contatto con un quartiere che si è mantenuto come da epoca medioevale, con le case fitte fitte e alte, perché dovevano contenere molte famiglie, vi renderete anche conto della qualità delle sue botteghe artigianali e di design.
Altra cosa da segnalare: Il 10 gennaio 2020, Bologna ha installato le sue prime 15 “pietre d’inciampo” e per saperne di più si può consultare la pagina del sito di Iperbole.
Ma vediamo una lista di cose da visitare all’intero di questo interessante quartiere:
10 luoghi da visitare nell’antico ghetto ebraico:
- Via dei Giudei:
L’ingresso al ghetto è porta Ravegnata, la via deve il suo nome alla presenza di famiglie ebree abitanti al suo interno, ancora prima della creazione del ghetto.
Una via in passato brulicante di mercanti, artigiani e banchieri che esercitavano le loro professioni.
- Via dell’Inferno:
Come abbiamo già detto, questa era l’arteria principale del quartiere, il significato dello stravagante nome potrebbe derivare dal fatto che al suo interno lavoravano fabbri e ferrai che rievocavano con la loro attività le vie dell’inferno.
Al numero 16, vi è un edificio nel quale era situata l’unica Sinagoga in uso fino al 1569, e sulla facciata dell’edificio esattamente in Via Finzi n.2, è posta una lapide in ricordo degli 84 membri della comunità ebraica bolognese che vennero deportati nei campi di sterminio nazisti.
- Torre Uguzzoni:
Costruzione di trentadue metri su una base rivestita di blocchi di selenite, presente in vicolo Mandria 1, che si staglia in tutta la sua sinistra bellezza, a mio avviso assolutamente da vedere.
Testimone di un passato che fu, presente all’interno del ghetto ebraico, è una torre gentilizia con fattezze di casa, ad oggi di proprietà di una banca.
- Piazzetta Marco Biagi:
Intitolata al professor Marco Biagi, qui ucciso dalle Nuove Brigate Rosse il 22 Novembre del 2002 mentre rientrava a casa.
Artefice di una proposta di legge relativa alla flessibilità sul lavoro, che fu approvata un anno dopo la sua morte.
- Piazza San Martino:
Piazza all’interno della quale è presente la chiesa di San Martino, risalente al 1217-1227, al suo interno assolutamente da vedere le preziose opere pittoriche tra qui i dipinti di autori come: Francesco Francia, Paolo Uccello, Lodovico Caracci, Lorenzo Costa, Girolamo da Carpi e tanti altri.
Nel ‘400 un ponticello era collegato alla chiesa e sotto di esso scorreva il torrente Aposa.
- Museo Ebraico (MEB):
Museo situato in via Valdonica 1/5, inaugurato il 9 maggio del 1999, istituito allo scopo di conservare e divulgare il ricco patrimonio culturale ebraico di Bologna e di altre località dell’Emilia Romagna.
Circa 4000 anni di storia raccontati in una mostra permanente, presente un allestimento di due librerie con un totale di 2800 volumi e postazioni informatiche per consultarli.
Il museo al momento non è aperto, qui trovate il sito internet con visita virtuale e descrizione dettagliata della mostra.
Tel +39 051 2911280
E-mail info@museoebraicobo.it
- Palazzo Manzoli-Malvasia:
Ad oggi rappresenta l’unico accesso all’ex ghetto, con il voltone che collega la chiesa di San Donato all’antico Palazzo Manzoli poi successivamente Malvasia, in via Zamboni n. 14.
Si racconta che durante le sfarzose feste della nobiltà di Palazzo, venissero buttati dai balconi cibi e carni per la popolazione povera della città.
Guardando bene il mascherone posto sopra all’arco del Palazzo, si può notare la presenza di un piccolo tubo che spunta dalla bocca della maschera, tramite essa i signori Malvasia versavano fiumi di vino alla popolazione sottostante.
Ciò avveniva soprattutto in occasione di importanti nomine militari di un membro della famiglia.
- Casa Sforno:
Il palazzo ubicato in Piazza Santo Stefano al n.15 fu l’abitazione della famiglia Sforno, Ebrei originari di Barcellona, trasferitasi a Bologna nel 1400.
Facente parte della famiglia, l’eminente rabbino Orvadyah Servedio che a Bologna esercitò la professione di medico, fondò e diresse fino alla morte (1550), una scuola di studi talmudici.
- La Sinagoga:
Dopo il ritorno della comunità ebraica a Bologna, tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, venne presa in affitto una sala in via dei Gambruti n.7.
Lo stesso luogo nel 1928 venne ampliato secondo un progetto di A. Muggia, che creò un luogo di preghiera con una bella facciata stile Liberty.
In seguito ai bombardamenti della guerra nel 1943 il tempio fu distrutto, venne successivamente ricreata una versione moderna di quest’ultimo, con volta di copertura a botte e sul muro perimetrare vi è una finestra circolare con iscritta all’interno la Stella di David.
- Cimitero Ebraico:
Dislocato dal centro storico, l’attuale cimitero ebraico, istituito nel 1869, si trova presso la Certosa di Bologna.
In seguito all’espulsione degli Ebrei da Bologna il cimitero antico fu distrutto, le 4 lapidi sepolcrali rimaste, sono conservate al Museo Civico Medievale di Bologna.
- Palazzo Bocchi:
Il Palazzo situato in via Goito 16, fu inaugurato nel 1546 su progetto di Jacopo Barozzi da Vignola.
Sede dell’Accademia “Hernotena” è caratterizzato da un alto zoccolo a scarpa, recante due iscrizioni in ebraico (Salmo 120 del Salterio) ed è l’unico caso in Italia e in Europa di iscrizione su di un edificio monumentale.
L’intero tragitto, museo e cimitero esclusi, si può compiere tranquillamente i 40 minuti circa.
Inutile dire che consiglio assolutamente il tour ed è altrettanto consigliato perdersi tra le viuzze del ghetto ammirando i negozietti di artigianato e mangiando un boccone in una delle trattorie, ma quest’ultimo aspetto verrà largamente approfondito nei prossimi articoli.
Questo mio articolo sul ghetto ebraico è un monito a NON DIMENTICARE.
Un viaggio culturale nella storia di un grande, ma ingiustamente perseguitato popolo.
Se l’articolo vi è piaciuto e volete farmi ulteriori domande, o darmi info su qualcosa in più che sapete sul ghetto ebraico di Bologna, non esitate a scriverlo nei commenti.
10 commenti
Cristina
Che bello, tu hai fatto una visita guidata!deve essere stata molto interessante!!!!
Giovanna
Si ho fatto una visita guidata con l’agenzia Vitruvio di Bologna, molto divertente tra le altre cose, pensa che il titolo era proprio dammi il tiro dalla torre…
Lucia
Molto interessante questa parte di Bologna, ci sono stata e mi è piaciuta tantissimo ma il ghetto ebraico mi sa che non l’ho visto. Stavo infatti cercando si capire dalle foto e testo se ci fossi passata, ma mi sa di no. A Bologna, appena si potrà, mi sono ripromessa di ritornare. Speriamo al più presto!
Giovanna
Ciao Lucia, si l’ex ghetto ebraico di Bologna è molto interessante, ti consiglio assolutamente una visita approfondita.
Veronica
Super interessante quanta storia possa raccontare un quartiere di poche strade, o meglio, un quartiere a forma di mano! Non sono mai stata a Bologna ma sicuramente una passeggiata tra quelle mura non me la perderei.
Giovanna
Ciao Veronica si in realtà siamo fortunati in Italia anche un piccolo quartiere di un piccolo paese può raccontare tanta storia! Contenta che ti sia piaciuto l’articolo
Eliana
Un articolo completo e ben scritto che mi ha fatto conoscere una zona di Bologna, mia città del cuore, che non ho particolarmente frequentato ma che vorrei scoprire con occhi nuovi quando finalmente potrò visitarla! Mi incuriosisce anche il Museo Ebraico, che sarà sicuramente ricco di reperti e stralci di storia degli Ebrei che hanno contribuito a rendere grande questa magnifica città!
Giovanna
Grazie Eliana contenta che ti sia piaciuto, concordo Bologna è bellissima ma soprattutto non si finisce mai di scoprire le sue innumerevoli bellezze!
Marta
Articolo molto interessante, grazie. Me lo sono salvata per la mia prossima visita a Bologna. Avendo un bimbo ancora piccolo, cerco sempre cose da poter fare all’aperto per conoscere aspetti interessanti dei posti in cui mi trovo, senza costringere noi e lui in ambienti chiusi e ancora non adatti.
Giovanna
Salve Marta, grazie mille sono contenta che l’aerticolo ti abbia ispirata, come gita all’aperto un altro posto molto bello sono i trecento scalini guarda anche il mio articolo dedicato al polmone verde di Bologna, sono aree belle anche per i bambini.