Spilamberto _Borgo_Medioevale
Unione Terre di Castelli

Spilamberto – borgo del Balsamico e non solo

Fino ad oggi avevo sempre e solo associato il borgo di Spilamberto all’Aceto Balsamico Tradizionale ma, grazie ad una gita organizzata , ho visto quante eccellenze coesistono all’interno delle sue mura.

Si perché Spilamberto insieme a Castelvetro e Vignola a mio avviso rappresentano il “GOTHA” del  territorio collinare Modenese.

E le stagioni dell’anno migliori durante le quali consiglio di visitarli, sono proprio l’autunno e la primavera.

Che bella scoperta è stata visitare questo borgo medievale nel quale: arte, antichi mestieri, ed eccellenze enogastronomiche si fondono insieme, in un crocevia di storie a pochi passi dal fiume Panaro.

Faccio qui un rapido elenco di quello che tratteremo in questo articolo alla scoperta del bellissimo centro storico di Spilamberto:

  • Le origini di Spilamberto, breve storia.
  • La Rocca e i Rangoni nobile famiglia di Spilamberto.
  • Passeggiata nei suoi vicoli ricchi di musica, arte e mestieri.
  • Le due chiese di Spilamberto.
  • Prodotti enogastronomici d’eccellenza.
  • Trattoria top consigliata da me.

Buona lettura!

Le origini di Spilamberto e del suo borgo medievale.

Le origine del nome Spilamberto sono legate alla leggenda di un cavaliere di nome Lamberto (citato in uno scritto del 1026), morto in queste zone a causa delle ferite procurate dai rovi che infestavano il territorio.

Il simbolo della città, è l’albero di biancospino.

Prima della sua costruzione databile al 1210, Spilamberto pare sia stato testimone della presenza di numerosi cacciatori nomadi e anche di frati benedettini provenienti dall’Abbazia di Nonantola.

Il museo archeologico, che si trova sotto la torre posta all’entrata principale della città, raccoglie numerosi reperti di epoca Eneolitica, Romana e Longobarda.

Ritrovamenti fatti nel letto del fiume Panaro, celati dalle sue argille per più di 1500 anni.

Sin dai tempi antichi, il fiume Panaro rappresenta un’asse divisorio tra l’Emilia, parte della regione gallica esposta a nord, e la Romagna di origini bizantine e mediterranee esposta a sud.

Il Panaro rappresenta anche la zona di confine tra Modena e Bologna, due province in tempi antichi nemiche a causa delle diverse idee politiche (Modena guelfa e Bologna ghibellina).

Fu proprio per questo motivo che i modenesi costruirono nel 1210 la prima torre di difesa ad ovest sul lato del Panaro, in risposta alla costruzione bolognese di un Torrione a Piumazzo.

E fu così che nacque il borgo di Spilamberto, borgo che nel 1252 venne quasi interamente distrutto da un incendio.

Torre di Spilamberto borgo del Balsamico
veduta anteriore del torrione alle porte della cittadina

Dalla successiva ricostruzione nacque la seconda torre, posta all’entrata della città e diventata il suo simbolo.

Alla fine del 1300 si insediarono a Spilamberto i Rangoni, nobile famiglia di origini tedesche.

Feudatari di Bonifacio, padre di Matilde di Canossa, e successivamente degli Estensi che gli concedettero il territorio modenese.

La storia si fa avvincente se volete saperne di più continuate a seguirmi.

La Rocca e i Rangoni

La rocca del borgo di Spilambero

I Rangoni furono capaci condottieri e arguti proprietari terrieri, seppero inoltre stringere rapporti matrimoniali e di parentela con numerosi famiglie nobili quali: i Gonzaga, gli Sforza, i Bentivoglio e Macchiavelli.

Da questi ultimi ottennero diversi possedimenti terrieri, tra i quali Castelvetro, a patto di trasformare il nome nel 1727 da Rangoni a Rangoni-Machiavelli.

I Rangoni vissero per diversi anni in quello che veniva chiamato Palazzo del Bargello con l’ampio portico del Pavaglione.

La rocca svolgeva solo una funzione di controllo, la sua pianta era tipicamente romana, rettangolare con torrette agli angoli.

Rocca borgo del Balsamico
retro della Rocca lato Panaro

Una curiosità: frontalmente ad esso esiste un edificio soprannominato casa del Diavolo, dovuto alla forma dei mascheroni che coprono il punto di innesto tra le grondaie ed il cornicione del tetto.

Dal 1650 al 1660 venne ristrutturata da Guido Rangoni e da fortezza divenne abitazione.

La parte verso il Panaro dove vi era l’entrata principale, mantenne l’assetto rinascimentale con merlature tipiche dei castelli e caditoie.

Rocca del borgo di Spilamberto

Sempre da questo lato è possibile accedere ad un giardino sopraelevato, con splendida vista sulla città.

veduta di Spilamberto borgo del Balsamico

Si può anche fare una bella passeggiata nel Parco della Rocca, tra sentieri e alberi secolari, ritornato fruibile ai cittadini nel 2005 (anno in cui il Comune acquistò la Rocca dai Rangoni).

Parco della Rocca Rangoni

Dal lato che dà sulla piazza invece, l’aspetto è decisamente seicentesco, più simile ad un palazzo signorile che a un castello.

La Rocca appartenne ai Rangoni per oltre 650 anni.

balconi del borgo del Balsamico

Con l’acquisto del Palazzo da parte del Comune, si avviò nel 2011 un percorso di restauro e un primo intervento fu quello di riportare all’originaria bellezza il Cortile d’Onore, che ora ospita la Corte del Gusto, luogo delle eccellenze enogastronomiche del paese.

cortile interno della Rocca

Se siete appassionati di storie di famiglie nobili vi consiglio il mio articolo sulla Rocca di San Vitale.

Esiste però una Spilamberto meno conosciuta, che è quella che vado a raccontarvi attraverso i suoi antichi vicoli.

Passeggiata nei vicoli di Spilamberto, ricchi di musica, arte e mestieri.

Lasciandoci la rocca sulla destra proseguiamo dritto e imbocchiamo una stretta e caratteristica viuzza.

Al suo interno, si apre un intrigo di stretti vicoli chiamati “Canole” che anticamente servivano per raccogliere le acque di scolo delle abitazioni e per dare luce alle abitazioni che sorgevano su di esse.

Spilamberto e i vicoli del borgo

Ci accorgiamo di essere all’ improvviso in un vicolo che prende il nome di vicolo Fabrizio De André.

Non c’è però nessun motivo particolare legato alla presenza di tale via.  

Dopo una ricerca personale, scopro che il motivo è legato alla commemorazione del ventennale della sua scomparsa fatta dal Comune di Spilamberto, molto sensibile al mondo della musica e delle arti in generale.

Il vicolo sbocca su via Obici, una delle vie più caratteristiche di Spilamberto, dove anticamente vi erano molte stalle per cavalli, botteghe di maniscalchi e “birocciai”, che con i loro carri trainati da cavalli trasportavano la ghiaia dal vicino fiume Panaro ai cantieri.

Al civico n. 13 fa bella mostra la casa che diede i natali allo scultore Giuseppe Obici, illustre personaggio e artista, nato a Spilamberto e vissuto prevalentemente a Roma.

civico n.13 casa natale di Giuseppe Obici

Obici divenne noto per avere scolpito a metà del 1800 una scultura in bronzo, raffigurante la Madonna Immacolata.

L’incredibile opera fu collocata frontalmente all’ambasciata di Spagna in Piazza di Spagna a Roma.

Giuseppe Obici morì a Roma, la salma però venne portata a Spilamberto dove giace tuttora.

Proseguendo sotto i portici di via Obici troviamo, oltre a due simpatici cartonati raffiguranti Cristiano De André, le dimore e un paio di affissioni di altri personaggi illustri rappresentanti del mondo della musica e degli antichi mestieri.

Da ricordare i fratelli liutai Giovanni e Vincenzo Cavani (violinista, che suonò alla Corte dello Zar di Russia).

Guicciardi, altro liutaio nato a Spilamberto nel 1940, e ancora in vita, Presidente dell’Associazione Liutaria Italiana (ALI).

Giuseppe Sgallari mandolinista, nato e cresciuto a Spilamberto a metà dell’800, personaggio itinerante e musicista conosciuto a livello europeo.

Vediamo anche l’abitazione di Roberto Preti, ultimo discendente della gloriosa tradizione di maestri burattinai.

casa del Borgo di Spilamberto

Spilamberto oltre ad avere al suo interno un vero e proprio gruppo di antichi mestieri, si contraddistinse nel ‘900 per la produzione di giostre.

Che dire questa piccola cittadina non finisce mai di stupirmi…

Guardando bene il centro storico vediamo che proseguendo verso l’entrata del paese, troviamo ben 2 chiese.

La stranezza è che sono quasi una di fronte all’altra e garantito non ci vedo doppio… seguitemi, vi svelerò il perché.

Le due Chiese di Spilamberto

Come già citato prima, Spilamberto si trova in un crocevia di strade a ridosso della Via Romea Nonantolana che parte da Nonantola seguendo il corso del Panaro in direzione Toscana, per poi ricongiungersi alla via Francigena in direzione Roma, perché sapete come fa il detto: “tutte le strade portano a Roma”.

Tra il settimo e l’ottavo secolo, dopo la caduta dell’Impero Romano, per contrastare l’avvento dei Longobardi i territori sui quali poi sorgeranno Castelvetro, Vignola e Spilamberto, vedono una rinascita grazie alla giurisdizione dei monaci benedettini provenienti dall’Abbazia di Nonantola.

Fino a che nel 1210 i modenesi oltre alla costruzione del borgo di Spilamberto decisero di erigere, per volere del Vescovo di Modena, un luogo di culto che diventerà la Chiesa di San Giovanni Battista, patrono ancora oggi della città.

Spilamberto e le Chiese
Chiesa di San Giovanni Battista

Si crea così un motivo di contrasto con gli abati di Nonantola, che volevano anch’essi costruire una chiesa all’interno del borgo, in onore a Sant’Adriano, un papa morto durante il tragitto sulla via Nonantolana.

La diatriba fu messa a tacere con una bolla papale, elargita da Papa Innocenzo III, che consentiva la costruzione di entrambe le chiese nel 1214.

Ecco svelato l’arcano.

Non siamo potuti entrare in nessuna delle due chiese, però in quella di Sant’Adriano sembra ci siano opere pittoriche di grande pregio.

Chiesa di Sant’ Adriano

La Pala d’altare rappresentante San Giovanni Battista e, di grande importanza per gli spilambertesi, la statuetta restaurata della Madonna della Rondine.

Madonna della Rondine Spilamberto
Madonna della Rondine

Questa statuetta in terracotta di pregevole fattura è posta all’ interno di una cappella vicino all’entrata della chiesa sul lato destro.

La Vergine col bambino ha una rondine appoggiata sulla mano sinistra, e infonde una grande pace a chi la guarda.

L’opera è attribuita a Michele da Firenze, facente parte della cerchia del Donatello.

Ogni cinque anni viene festeggiata la Madonna della rondine con una sagra caratteristica all’interno del paese.

Dopo tanto parlare di cultura è giusto terminare il nostro racconto con un elenco dei principali prodotti gastronomici di questo splendido territorio.

Prodotti enogastronomici d’eccellenza:

I prodotti qui descritti verranno approfonditi nella sezione apposita “Sapori emiliani” del Blog.

Non abbiamo potuto, causa restrizioni Covid, visitare il palazzo dell’Ordine del Nocino Modenese, posto al primo piano del Torrione e fare l’assaggio di questo sublime liquore, ma torneremo sicuramente per raccontarvelo.

  • Il Nocino

È utile sapere che la Consorteria dell’Aceto Balsamico è costituita principalmente da uomini, perché erano gli uomini della famiglia che solitamente si occupavano della produzione dell’oro nero, la produzione del Nocino invece, era compito delle donne, le rezdore di casa.

Il giorno di Natale, il liquore era servito come digestivo agli uomini più importanti della famiglia.

Nel 1978 viene fondato dalle famiglie produttrici del liquore, l’Ordine del Nocino di Modena.

L’ordine del Nocino non è però una realtà locale, bensì una realtà nazionale.

Considerate che il nocino è un liquore prodotto in tutto il bacino del mediterraneo fino alla Francia.

Le origini del Nocino sono britanniche e la ricetta venne portata nei nostri territori dai Romani.

Esiste un palio che decreta il miglior Nocino e si tiene il giorno di San Valentino.

  • L’amaretto di Spilamberto

Questo biscotto dolce amaro di consistenza morbida, a base di mandorle è una ricetta che come il Nocino si tramanda di madre in figlia.

La sua tradizione risale addirittura al XVII secolo, da non confondersi con l’amaretto di Modena o l’amaretto duro che sa di liquirizia.

Generalmente come succede per molti prodotti emiliani, ogni famiglia ha la sua ricetta con leggere varianti.

Si consiglia di assaggiarlo anche con una goccia di Aceto Balsamico.

  • Aceto Balsamico Tradizionale

Anche detto Oro Nero, conosciuto a livello internazionale, vanta origini antichissime.

La storia dice che fu Bonifacio padre di Matilde a portarlo nelle nostre terre.

All’interno di botticelle di legni diversi e senza l’aggiunta di nessuna sostanza aromatica.

L’invecchiamento di questo prezioso condimento è di almeno 25 anni nel caso dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Extra-vecchio.

Nulla è lasciato al caso nella sua preparazione, vi è una sorta di rituale magico e affascinante.

Le botticelle vengono come da tradizione tramandate di generazione in generazione.

Durante la festa di San Giovanni viene indetto un vero e proprio palio per decretare il miglior Aceto Balsamico Tradizionale della provincia modenese.

Ringrazio l’ente promotore del bel tour al quale ho assistito che è: www.freewalkingtouritalia.com e la brava ed esperta guida turistica che ha condotto il tour, Elisa di : www.lovelyemiliatour.com 

Trattoria top consigliata da me!

Sapete quanto io ci tenga a farvi mangiare bene e non potevo chiudere l’articolo senza un consiglio testato e altamente raccomandato.

Avete presente quelle vecchie trattorie a gestione familiare, con il bar e la bottega annessi, dove sembra che il tempo si sia fermato?

Ecco, allora se anche voi come me, amate il genere, vi consiglio l’Antica Trattoria Ponte Guerro gestita ancora dalla famiglia Ricchi.

Il menù tradizionale tipico modenese è ricco e variegato.

Si parte ovviamente dalla pasta fresca fatta in casa, dopo avere assaggiato un abbondante antipasto a base di salumi e formaggi della zona con gnocco e crescentine, si passa ai bolliti sempre annaffiati da un buon Grasparossa.

Per i palati più esigenti, la trattoria propone una selezione di pietanze a base di Aceto Balsamico Tradizionale prodotto dall’acetaia di famiglia: “Acetaia Claudia”.

Per finire con i dolci della casa.

L’Antica Trattoria Ponte Guerro si trova in via Modenese 4654-4648 Spilamberto (MO).

Quando questo brutto periodo sarà finito, sono proprio queste realtà storiche che dobbiamo andare a trovare!

Che ne pensate? spero di avervi fatto venire almeno un po’ di curiosità su Spilamberto.

Scrivetemi nei commenti cosa ne pensate, non vedo l’ora di leggervi.

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