Casa Museo Pietro Ghizzardi
Terre di Po e dei Gonzaga

Casa Museo Pietro Ghizzardi: Il pittore-contadino della bassa reggiana.

A Boretto in provincia di Reggio Emilia nasce più di trent’anni fa la Casa Museo “Al Belvedere” dedicata a Pietro Ghizzardi, pittore outsider che a mio avviso poteva esistere solo in queste terre così dense di storie, di nebbia, di amore per la natura e per il grande fiume!

In pochi kilometri di terra piatta anche detta “bassa” si sono concentrate negli anni 70 personalità artistiche quali: Ligabue, Guareschi, Zavattini e Ghizzardi, tutti quanti accomunati dall’amore forte e primordiale per la terra che si rispecchia nelle loro opere.

Sgarbi stesso definiva i pittori Ligabue e Ghizzardi, non accomunabili per tipologia di pittura, due artisti geniali e folli accomunati però da una grande solitudine, e ne ha organizzato una mostra nel 2016 a Gualdo Tadino in Umbria.

Visitare una Casa Museo significa essere coinvolti non solo culturalmente ma anche intimamente nella storia di un’artista che in quella casa ha vissuto.

Esterno Casa Museo Pietro Ghizzardi
foto Luca Baciocchi

Andiamo a conoscerlo questo uomo/mezzadro con le mani sporche di terra e di caligine che usava per disegnare, il cappellone bislacco con le penne d’uccello, la lunga barba bianca e gli occhi gentili, malinconici e curiosi.

E dopo la visita se rimane del tempo visto e considerato che l’argine del Po è molto bello potrete farvi una passeggiata in bicicletta lungo l’argine seguendo le info che potete leggere qui.

Pietro Ghizzardi: Vita dell’artista.

foto di C.F.Guidotti

Pietro nasce in una frazione di Viadana in provincia di Mantova il 20 luglio 1906, figlio di due contadini fittavoli Antonio e Maria Flisi si sposterà da Viadana a Poviglio, per poi finire a Boretto.

Nasce in un mondo e in un pezzo di terra in provincia di Mantova dedicato esclusivamente alla mezzadria.

Vive la vita facendo il contadino, ma dedicando e portando tutto il suo mondo interiore su pezzi di cartone da imballaggio disegnati con colori autoprodotti.

Già da bambino molto piccolo, disegna con un carboncino una Madonna davanti al muro del suo letto, il disegno non viene apprezzato dalla madre che lo sgrida severamente.

A tredici anni, come spiega nell’autobiografia “mi richordo anchora” Ghizzardi ha per così dire, il primo contatto con l’arte: rimane affascinato dalla maestria di un vecchio disegnatore di cifre in stile gotico sulla biancheria per la dote delle signorine.

Il suo secondo approccio alla pittura avviene vedendo un parente imbianchino disegnare un’anguria sulla parete di un edificio, il segno del dipinto suscita in lui da subito una grande emozione portandolo negli anni 30 ad eseguire i primi disegni.

Dipinge tutti i giorni, la sua maturazione come pittore, non potendosi avvalere di una preparazione accademica avviene da autodidatta, prendendo spunto dalla natura altra sua grande passione, dalla fantasia e da ciò che vede quotidianamente.

Inizialmente i colori vengono autoprodotti dall’artista con terra, caligine, erba e sangue d’animale, da quanto si può notare dai primi disegni monocromi e terrosi, con una persistente linea forte e marcata caratteristica della grande ricerca di espressività di Pietro.

Fino a quando non viene notato dallo scrittore Cesare Zavattini.

Nel 1961 riceve il primo riconoscimento ufficiale  alla mostra d’arte “Città di Guastalla”, una sua opera viene premiata con la medaglia d’oro.

Nel 1968 alla mostra nazionale dei NaÏfs ‘Città di Luzzara’ riceve la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica e nello stesso anno viene premiato con l’oro alla mostra internazionale di grafica contemporanea a Vignola in provincia di Modena.

Anche la scrittura riveste un ruolo importante nel successo di Ghizzardi e sebbene sia quasi analfabeta nel 1976, grazie alla sua autobiografia “Mi richordo anchora” vince il premio letterario Viareggio Opera Prima per la narrativa.

foto di Luca Baciocchi

Di lui cominciano a parlare tutti, diventa famoso, ma in realtà rimane sempre la persona umile e genuina trattata dai suoi compaesani che lo chiamano Pietrone, con affetto e benevolenza.

Mi ha commosso veramente tanto sentire raccontato dalla voce della nipote dell’artista, di come Pietro rimasto uomo semplice e puro, non si sia fatto lusingare dal denaro e sia rimasto legato all’unica cosa che non lo ha mai deluso, la natura!

Nel 78 arriva anche la televisione!

Gian Vittorio Baldi, già collaboratore e produttore di Pier Paolo Pasolini e Robert Bresson, gira per il ciclo di documentari RAI “Le memorie, gli anni” il documentario “Mi richordo anchora, Conversazioni con Pietro Ghizzardi” prodotto da e trasmesso su Rai Uno.

Pietro Ghizzardi muore a  Santa Croce di Boretto nel dicembre del 1968, nell’abitazione dove successivamente la nipote Nives fonderà la casa museo a lui dedicata e nella quale sono esposte la maggior parte delle sue opere.

foto di Luca Baciocchi

Lascia espressamente detto: che la sua bara venga deposta in un carretto trainato da un bel cavallo, un essere creato da Dio e non da una macchina creata dall’industria, questo era ed è rimasto Pietro Ghizzardi!

Casa Museo Al Belvedere: conosciamo l’arte di un grande pittore outsider padano.

Casa Museo Pietro Ghizzardi
foto di Luca Baciocchi

Nell’1992, trentadue anni fa, Nives Pecchini Ghizzardi,nipote dell’artista Pietro Ghizzardi ha aperto al pubblico la casa in cui l’artista aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita.

La casa museo oltre ad essere sede dell’Archivio Storico Pietro Ghizzardi è entrata a far parte del prestigioso catalogo delle “Dimore di persone illustri dell’Emilia-Romagna”, censite dal Settore Patrimonio Culturale della regione e curato da Cristina Ambrosini e Claudia Collina.

Vi segnalo inoltre un’altra interessante Casa Museo emiliana sede delle opere di un’artista contemporaneo, Dante Bighi, raccontato dalla collega Chiara di Viaggi.Cibo.Emilia che potete leggere nel suo blog Small but Gold.

Dall’agosto del 2015 la Casa Museo “Pietro Ghizzardi” è membro della European Outsider Art Association – EOA. 

Sembra infatti strano che i dipinti di alcuni artisti meritevoli italiani, come nel caso di Ghizzardi siano più conosciuti all’Estero che in Italia.

L’atmosfera accogliente e unica che si percepisce entrando nella casa dove Ghizzardi ha vissuto gli ultimi dieci anni della sua vita è fantastica.

La casa è disposta su due piani: il salone al piano terra che ospita i dipinti e gli scritti dell’artista e il secondo piano, la zona notte dove si può visitare la camera da letto dell’artista.

Camera da letto dell’artista (ph.Luca Baciocchi)

Il ciclo pittorico di Pietro Ghizzardi è costituito prevalentemente da ritratti, famosissimo il ciclo di donne, che rappresentano spesso soggetti conosciuti oppure nati dalla fantasia dell’artista.

Donne, con seni grandi e spesso raffigurate nude, con espressioni diverse e se le si guarda negli occhi si percepisce il carattere stesso della donna in oggetto.

Quest’ultimo aspetto è legato alla grande capacità di Ghizzardi di raccontare e investigare l’animo umano, nella sua complessità.

Vi potrà capitare di scorgere somiglianze con donne celebri quali: Sofia Loren, Ava Gadner ecc, facenti parte delle fantasie dell’artista.

Ritratto di Ava Gadner

Inoltre la singolarità della posizione che l’artista assume nel dipingere, mettendosi a carponi nel suo piccolo studiolo ricavato in un capanno, rappresenta un altro tratto distintivo di Ghizzardi.

Dagli anni 30 agli anni 60 Ghizzardi utilizza materiali autoprodotti, poi negli anni 60-70 grazie alla mediazione di Cesare Zavattini l’artista raggiunge il riconoscimento pubblico meritato e inizia a dipingere a tempera e a olio.

foto Luca Baciocchi

Nel 1969  Ghizzardi dipinge il ciclo d’affreschi di Villa Soliani-Pini (Casa Falugi), una residenza di caccia edificata a fine ‘700: definita da Zavattini la “Cappella Sistina” della bassa.

Che però non è possibile al momento visitare.

La realizzazione di murales continuerà nel 1980: Ghizzardi affresca, assieme ad altri naif, una parete del cinema di Viadana, ora installato all’interno del museo civico MuVi di Viadana.

Suo è anche un affresco all’interno di casa Morelli a Parma ed un imponente Mosé nella propria abitazione di Boretto, realizzato l’anno precedente la sua morte.

Sempre negli anni tra gli anni 60-70 Ghizzardi sperimenta e dipinge su grandi formati scene di caccia e paesaggi, ma il ritratto rimane il tema principale della collezione, solo che in questi anni Pietro si può avvalere di vere e proprie modelle che chiedono all’artista un dipinto.

In questi anni l’attività preponderante di Ghizzardi inoltre comincia ad essere la scrittura.

E’ proprio in questo decennio che l’artista scrive diversi passi che poi verranno raccolti dai due giovani professori Giovanni Negri e Gustavo Marchesi, coadiuvati da Daniele Ponchiroli, storico editor di Einaudi e diventeranno le pagine dell’autobiografia “mi richordo anchora”.

Sempre degli anni 80 sono i dipinti di grandi dimensioni, su compensato, con colori dalle tinte accese.

Bestiario Casa Museo Pietro Ghizzardi

Le scene più ricorrenti sono quelle del suo bestiario personale proveniente da fonti immaginate o evocate dalla descrizione di amici tra le quali: feroci animali della Savana oppure animali da lui conosciuti come: faine, donnole, uccelli, gatti ecc…

testa di leone: scultura di P.Ghizzardi

Soprattutto mi ha colpita la rappresentazione di singoli uccellini che sembra aver rappresentato per l’artista la sua firma distintiva.

Casa Museo Pietro Ghizzardi dettagli
Foto di Luca Baciocchi

La visita alla Casa Museo Pietro Ghizzardi è gratuita la casa si trova in via De Rossi 27/B a Boretto (RE) ed è aperta su prenotazione, preferibilmente nei fine settimana.

Potete mandare una email a: info@pietroghizzardi.com

Oppure telefonare al numero: +39 340 50 72 384

Maggiori info consultando il sito all’indirizzo.

Come raggiungere Boretto:

Essendo dotato di porto fluviale a Boretto ci si può arrivare anche in nave pensate un po’

COME ARRIVARE

In auto
Da Reggio Emilia: prendere SP358 (km 30).
Dalla A1 MI-BO: uscita Reggio Emilia poi seguire direzione Castelnovo di Sotto (km 30).
Dalla A22 (Modena-Brennero): uscita Reggiolo-Rolo, seguire direzioni per Guastalla (km 25).

In treno
Dalla stazione FS di Reggio Emilia: linea TPER Reggio Emilia-Guastalla, poi linea TPER Parma-Suzzara.

In bus
Da Reggio Emilia: Piazzale Europa, servizio di trasporto pubblico autobus linea 93 Reggio Emilia-Boretto.

In nave
Da Mantova: c/o attracco Laghi.
Da Cremona: c/o Porto Fluviale.

Spero che questo mio articolo facente parte dell’appuntamento con la community di Viaggi.Cibo.Emilia vi sia piaciuto.

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