Sulle tracce di una delle donne più influenti del Medioevo, Matilde di Canossa, un itinerario adatto a tutti.
Reggio Emilia, la mia città di nascita ha come caratteristica la bellezza delle colline e i suoi calanchi, ricchi di una storia sopravvissuta nei secoli.
Una visita sulle tracce di Matilde di Canossa è doverosa se si arriva da queste parti e ancor più ricca di fascino è la storia di questa donna assoluta protagonista del suo tempo, vissuta in terre reggiane o per l’appunto matildiche per moltissimi anni.
In questo mio articolo vi porterò in alcuni dei più importanti luoghi dell’Appennino reggiano nei quali Matilde ha regnato.
L’operato di Matilde è stato talmente importante negli anni del medioevo che a lei è stata persino dedicata una via che da Mantova arriva a Lucca passando per Reggio Emilia, lunga 285 km, la via Matildica del Volto Santo.
In questa epoca di social, così lontana dal Medioevo a volte mi capita di pensare a chi sarebbe oggi Matilde di Canossa? Beh sicuramente una grande Influencer dei nostri tempi…
Una cosa è altrettanto certa, sia il suo nome che il suo aspetto portavano a pensare ad una donna forte e indomita, difatti il nome Matilde è di origine tedesca e significa “forte e fiera in battaglia” mentre sia la statura teutonica che la capigliatura rosso fuoco stanno ad indicare una vera e propria forza della natura.
Non mi soffermerò molto sulla sua vita perché queste info le potete trovare tranquillamente online, ma piuttosto andrò a raccontarvi i luoghi che l’hanno vista protagonista e alcune simpatiche leggende a lei legate.
Leggete fino alla fine troverete la storia di un’altra donna di origini reggiane che visse a Bologna, una importante icona femminile molto più contemporanea di Matilde.
Sulle tracce di Matilde di Canossa, origini della Gran Contessa di Toscana.
Matilde di Canossa detta più correttamente Matilde di Toscana perché figlia del marchese di Toscana Bonifacio di Canossa di stirpe longobarda e di Beatrice di Lorena.
Nata probabilmente a Mantova nel Marzo del 1046 ebbe un’infanzia tranquilla fino a 6 anni, quando assistette alla morte dell’amato padre e successivamente a quella dei due fratelli maggiori.
Donna dotata di grande coraggio, risolutezza e forza interiore, con un innata capacità al comando dedicò la sua vita alla causa pontificia e fu la più valida sostenitrice della politica papale, durante la “lotta alle investiture”.
A tal proposito è scolpito nella memoria dei reggiani il detto: “andare a Canossa”, il cui significato riguarda l’episodio avvenuto a Canossa nel 1077 riguardante il perdono concesso da Papa Gregorio VII al cugino della contessa, Enrico IV.
L’imperatore precedentemente scomunicato giunto a Canossa vestito da penitente e rimasto per tre giorni e tre notti sotto alla neve in attesa di essere ricevuto dal pontefice.
Già nell’anno precedente a questo episodio, nel 1076 Matilde aveva acquisito il controllo di un ampia regione che includeva la Lombardia, l’Emilia, la Romagna e, in qualità di duchessa e marchesa, anche la Toscana.
Sebbene Matilde sia stata una grande mediatrice tra Papato e Impero costantemente in lotta, la guerra con il cugino Enrico IV cesserà solo alla morte di quest’ultimo e all’ascesa al trono nel 1111 del figlio Enrico V, che proclamerà Matilde “Viceregina d’Italia”, proprio 4 anni prima della sua morte.
L’evento è ricordato tutti gli anni con una rievocazione storica che si svolge nel caratteristico Borgo di Quattro Castella in provincia di Reggio Emilia.
La Gran Contessa che ha dedicato la vita all’amore per la chiesa e si pensa anche ad un Papa in particolare… morta il 24 luglio del 1115 in provincia di Reggio Emilia, venne successivamente spostata nella Basilica di San Pietro a Roma in una tomba scolpita da Bernini intitolata “Onore e Gloria d’Italia”.
Il fulcro del grande regno della Contessa Matilde era situato nell’Appennino reggiano, a Canossa per l’appunto, ed è proprio qui che inizia il nostro percorso, che si snoda tra i castelli e le fiabesche colline da lei presiedute.
Sulle tracce di Matilde, visita al Castello di Canossa e al Museo.
Quello che ai tempi di Matilde era una dimora inespugnabile, un luogo strategico tra i più sicuri grazie alla barriera naturale costituita dai Calanchi di Rio Vico, oggi è sicuramente un luogo di grande interesse storico.
Nel Castello nel quale viveva la Gran Contessa sono rimaste solo rovine e il Museo “Naborre Campanini” che raccoglie antichi reperti, immagini, plastici e all’interno del quale attraverso i racconti di bravissimi volontari verrai catapultato nel medioevo alla corte di Matilde.
Il Castello fatto costruire intorno all’anno 940 da Adalberto Atto, bisnonno di Matilde, primo Conte di Canossa e di Mantova era un luogo perfetto nel quale trovare riparo dai nemici, inoltre se verrete a Canossa non potrete fare a meno di ammirare il panorama splendido che si gode salendo verso il Museo.
Se poi guardate bene scorgerete il vicino castello di Rossena del quale parleremo in seguito anch’esso costruito come struttura in difesa al Castello di Canossa, epicentro del potere.
Troverete all’inizio del tragitto lastricato di pietre, nella prima cinta muraria, la scultura slanciata di Matilde con in mano un melograno e sotto al braccio una bibbia, il frutto simboleggia la chiesa unita che lei stessa proteggeva, i cui semi rappresentano i cristiani uniti sotto madre Chiesa.
Lasciandosi alle spalle la scultura si continua a salire verso la terza e ultima cinta muraria all’ingresso della quale è importante sottolineare l’entrata in pietra, sotto alla quale nel gennaio del 1077 Enrico IV sostò per tre giorni in attesa di essere ricevuto da Papa Gregorio VII, episodio questo che ha reso ancor più noto e importante il Castello di Canossa.
Oltre al Museo se passeggerete all’interno delle rovine di ciò che rimane del maniero potrete notare una colonna rimasta ad indicare che in una porzione del Castello, quella più vicina ad una delle estremità della rupe, anticamente era presente un convento con Chiesa di Sant’Apollonia.
La visita al Castello è consigliatissima con guida e potete trovare informazioni al riguardo nel link del sito.
Inoltre per rivivere in modo virtuale i fasti dell’epoca e le battaglie ma soprattutto scoprire come era il castello in origine, si può prenotare una visita inforcando particolari visori facenti parte del progetto You are Matilde.
Castello di Rossena
A poca distanza da Canossa si erge su di una rupe rocciosa di colore rosso, di origine vulcanica il Castello di Rossena costruito intorno al 960 da Adalberto Atto, che insieme al Castello di Bianello è l’edificio meglio conservato di tutto l’Appennino.
Il maniero ampliato nel tempo ad oggi è considerato un monumento storico di grande importanza, ai suoi piedi è presente un grazioso borgo rurale abitato, completamente ristrutturato che sembra quasi arrampicarsi sulla roccia rossastra e la graziosa Chiesa di San Matteo.
Raggiungibile con una camminata di 10 minuti, lateralmente opposta al Castello di Rossena si erge su di un secondo sperone roccioso la Torre di Rossenella, ristrutturata nel 2007 e visitabile, era la seconda torre sentinella con funzioni di avvistamento, la prima è ora inglobata nel Castello stesso.
La Torre di Rossenella sorge all ’interno della Riserva Naturale Orientata della Rupe di Campotrera, sito di notevole interesse geologico e ambientale.
Al Castello di Rossena si acceda attraverso un arco in pietra, dopo una breve salita a piedi, io consiglio la visita guidata che si può richiedere in aggiunta alla visita del Castello di Canossa nel sito dedicato sopra citato.
La visita comprende le prigioni, le cisterne e le cantine, salendo da esse si giunge su di un ampio terrazzo di ronda, anticamente presieduto dai soldati del Castello, che probabilmente è il luogo più suggestivo della fortezza…
Da qui si gode di un panorama che dalla Pietra di Bismantova alla Valle dell’Enza è di una bellezza mozzafiato.
Si dice che persino il Petrarca ammirando questo incantevole paesaggio compose la sua poesia dedicata all’Italia.
Il nucleo centrale del Castello è costituito dalla torre interna e da 21 stanze disposte su più livelli, fra le decorazioni dei muri e dei soffitti troviamo affreschi risalenti al Seicento e al Settecento e porcellane dell’Ottocento.
Dopo Matilde questa roccaforte considerata una vera e propria macchina da guerra in fatto di difesa alle terre matildiche, divenne residenza di diverse signorie tra le quali anche della duchessa Maria Luigia di Parma.
Il Castello di Rossena in seguito a un restauro avvenuto intorno al 2000, ad oggi presenta anche un Ostello pronto ad accogliere turisti, per vivere un’esperienza in terre matildiche ancora più immersiva.
Castello di Bianello.
Ecco un altro luogo che ad oggi è residenza privata ma si è mantenuto veramente bene nel tempo, posto su di un colle spicca come gli altri due possedimenti matildici in un mirabile contesto morfologico che è la caratteristica delle nostre amate colline reggiane.
Il Castello fa parte dell’Associazione dei Castelli di Parma, Piacenza e Pontremoli.
La sua esistenza è nota già dal X secolo con una torre di avvistamento con funzioni difensive, notizie più certe si hanno però solo a partire dall’anno 1044.
Questa costruzione antichissima è una delle quattro presenti sui colli di monte Lucio, Zane, Vetro e appunto Bianello, va da sé che i quattro colli con rispettive torri abbiano anticamente dato origine al territorio con borgo storico che prende il nome di Quattro Castella.
Il Castello di Bianello facente parte dei possedimenti della Contessa Matilde veniva da essa abitualmente frequentato e viene ricordato soprattutto come dimora nella quale Matilde ospitò gli imperatori Enrico IV e Enrico V.
Fu proprio Enrico V ad incoronare Matilde, qui a Bianello, come sopracitato” Viceregina d’Italia”, tutti gli anni a fine Maggio il borgo di Quattro castella ricorda l’evento con una giornata di festa e rievocazione in costume.
Il Mastio a pianta poligonale con basamento a scarpa ha un corpo principale quadrangolare e una corte interna raggiungibile tramite una piacevole camminata di pochi minuti, oppure approfittando del servizio navetta, messo a disposizione dal Comune.
Gli interni del Castello conservano affreschi del Seicento e del Settecento, si sono conservate le prigioni con originali iscrizioni dei prigionieri nelle varie epoche storiche, inoltre è famoso il dipinto posto in una delle sale al piano terra raffigurante la Gran Contessa con in mano il melograno.
E’ possibile visitare il maniero prenotandosi nel sito dell’associazione che gestisce anche le visite del Castello di Carpineti, il gruppo storico il Melograno.
Inutile dire che in queste zone ci sono diverse ottime trattorie nelle quali mangiare tradizionale a tale riguardo non uscire dall’articolo a stomaco vuoto e visita la pagina dedicata alle trattorie di montagna.
Castello di Carpineti.
Quarto e l’ultimo Castello che chiude questo spero interessante itinerario, facente parte dei possedimenti della Contessa Matilde fatto edificare da Atto Adalberto intorno ai primi anni 1000 sul monte Antognano, con chiare funzioni difensive.
Il Mastio si trovava in un crocevia interessante di comunicazioni, a cavallo delle valli tra il fiume Secchia e il Tresinaro.
Ad oggi è un rudere dal quale spicca una torre quadrangolare rimasta in piedi e la chiesa di Sant’Andrea consacrata nel 1117 per volere di Matilde, è presente anche un piccolo cimitero cinquecentesco e un borgo.
La pianta particolare del Castello tuttavia ci mostra l’ampiezza del mastio che anticamente veniva chiamato la “Nuova Roma”
Questo perché svolgeva spesso la funzione di dimora per i poteri ecclesiastici, fu qui che Matilde ospitò Papa Gregorio VII dopo l’episodio del perdono all’imperatore Enrico IV avvenuto al Castello di Canossa come avete potuto leggere precedentemente.
Inoltre nel 1082 vennero ospitati sempre a Carpineti Il Vescovo di Lucca, S.Anselmo e successivamente i pontefici Urbano II e Pasquale II, dulcis in fundo nel 1092 tra le mura del castello si svolse l’assemblea di vescovi, prelati e monaci che decise la continuazione della guerra contro Enrico IV.
Dopo la Morte di Matilde il Castello diviene residenza di diversi signori che si succedono al governo, la fortezza subisce diversi assalti e fra questi il più leggendario è ad opera del bandito della montagna, Domenico Amorotto.
L’intero complesso è stato restaurato dal 1990 ai primi mesi del 1999, per visitarlo potete consultare il sito sopracitato del gruppo storico del Melograno.
Il Castello di Carpineti è distante da quello di Canossa circa 28 km, è consigliabile effettuare lo spostamento in auto, da Reggio Emilia in alternativa partono autobus per Carpineti.
Un altro consiglio di visita nelle vicinanze è sicuramente il Castello di Sarzano e la Pietra di Bismantova, dal Castello di Carpineti inoltre potrete raggiungere la Big Bench del Monte Fosola oppure visitare l’Abbazia di Marola.
Mentre per compiere il tragitto tra Bianello, Rossena e Canossa io suggerisco di andare in ordine di visita, è infatti possibile da Reggio Emilia in automobile prendere la direzione per Quattro Castella passando da Rivalta.
Arrivati nel centro storico di Quattro Castella potrete fare visita al Castello di Bianello oppure proseguire per Bergonzano e successivamente in un strada con un po’ di curve ma punti panoramici veramente interessanti arrivare nel comune di Rossena, raggiungere il Castello omonimo e per ultimo recarsi a Canossa.
L’articolo di questo mese di Viaggi.Cibo.Emilia riguarda le donne icone della storia emiliana a tal proposito consiglio di leggere l’articolo di Iole su Maria Beatrice d’Este una duchessa appartenente alla famiglia Estense il cui padre era Duca di Modena e Reggio.
Inoltre per conoscere la storia di una straordinaria donna con radici reggiane ma vissuta a Bologna, che risponde al nome di Laura Bassi Veratti, vi consiglio di leggere l’articolo di Libera.
Sulle tracce di Matilde: storie e leggende della Grande Contessa.
Molti testi sono stati dedicati a Matilde di Canossa, probabilmente tra gli imperdibili vi segnalo “Vita Mathildis” di Donizone con traduzione di Paolo Golinelli, qui di seguito trovate invece 3 simpatiche leggende tratte da un volume più semplice e adatto anche ai bambini.
Gli Artigli e l’Ampolla del Diavolo ( tratto dal libro “Canossa le leggende di Matilde”).
Sin dai tempi antichi le persone con i capelli rossi venivano considerate molto furbe e astute, Matilde non faceva certo differenza anche perché leggenda vuole che con uno stratagemma riuscì ad imprigionare il diavolo chiudendolo in una minuscola fialetta di cristallo che portava sempre con sé.
Il diavolo che non stava certo comodo in quel minuscolo spazio chiese a Matilde di farlo uscire e che in cambio avrebbe esaudito qualsiasi desiderio della Contessa…
Matilde chiese di rendere inespugnabile il Castello di Canossa, così che il Diavolo chiamò a raccolta i folletti custodi della Val d’Enza ed ordinò loro di radunare tutti i ciottoli e le pietre dell’antica città romana di Luceria per costruire in una sola notte il mastio inespugnabile.
Dopo la magia il diavolo che si sa è dispettoso decise di graffiare con i suoi artigli tutta quanta la montagna di fonte al Castello, provocando solchi profondissimi che ad oggi sono riconosciuti come i Calanchi.
La Pantofola di Matilde ( tratto dal libro “Canossa le leggende di Matilde”).
La Storia racconta che Matilde morì di gotta, la malattia anche detta dell’Imperatore, difatti a quei tempi solo i ricchi si potevano permettere grandi banchetti a base di carne.
Il suo corpo sepolto come suo volere al monastero benedettino di San Benedetto Po, nella campagna mantovana venne poi trasportato per volere di Papa Urbano II in San Pietro a Roma.
Questa azione venne fatta in gran segreto e pare che nell’atto di trafugare il corpo della Contessa dal monastero deponendola in una bara di legno, dovettero amputarle le gambe perché la bara risultava troppo corta per contenere il corpo slanciato della donna.
Nell’operazione Matilde perse una pantofola rossa che sembra si trovi ancora nell’antica tomba a San Benedetto, i monaci quando appresero della scomparsa vollero vivere in lutto per un anno intero.
Il biancomangiare ( tratto dal libro “Canossa le leggende di Matilde”).
Dopo lo storico perdono avvenuto al Castello di Canossa dell’Imperatore Enrico IV per intercessione di Matilde, leggenda vuole che per festeggiare l’evento la Contessa offrì un sontuoso banchetto di riconciliazione al quale presero parte sia Papa VII che l’imperatore con seguito e moglie a carico.
In tale occasione Matilde fece servire un piatto ancora oggi presente nella tradizione culinaria siciliana sotto forma di dolce, il biancomangiare.
Ai tempi di Matilde vennero servite ben venti portate tutte a base di cibo bianco, forse riso, latte e spezie con l’obbiettivo di riconciliare gli animi, rigenerarli e purificarli con cibi profumati e speziati.
Queste e tante altre leggende legate alla straordinaria donna la cui sola firma era un opera d’arte le potete trovare nel libro realizzato da Federica Soncini e Gigi Cavalli Cocchi “Canossa, le leggende di Matilde”.