Anatomia del cappelletto, signore delle paste ripiene.
Indovinate qual è il mio piatto preferito? Sì, proprio lui…Il cappelletto o, se preferite, “caplèt”. In questo mio primo articolo vorrei parlarvi dell’ anatomia del signore indiscusso delle paste ripiene, il cappelletto, consumato prevalentemente durante le feste e rigorosamente in un brodo molto grasso (solitamente di cappone).
L’anatomia del cappelletto, questo sublime manufatto, a forma di cappello appunto, variano da regione a regione, essendone rivendicata la paternità in molte province dell’Emilia Romagna.
Le dimensioni del cappelletto variano da montagna a pianura: in montagna è piccolo (il quadrato di pasta è di 3x3cm), si ingrandisce sempre più mano a mano che si arriva in pianura, diventando di 4/5 cm.
Ha un buchino al suo interno e una pancia prominente costituita dal ripieno, che contribuisce a renderlo più ghiotto e saporito al palato, a differenza del tortellino modenese e bolognese che ha un buco più grande al centro.
Andiamo molto orgogliosi di questo buchino, perché dietro esso si cela la grande destrezza e manualità delle nostre nonne e di tutte le rezdore.
Il ripieno all’interno, il cui ingrediente di base è lo stracotto di maiale, varia da regione a regione e la sfoglia del nostro quadratino è un po’ più spessa di quella del tortellino.
Sulle rezdore invece ci sarebbe da aprire un capitolo intero, vi basti sapere che erano coloro che gestivano la casa a 360° dalla cucina all’economia della famiglia intera, composta anche da trenta persone; erano le padrone di casa nel vero senso della parola, le Regine!
Il cappelletto può essere anche considerato uno strumento social; se vuoi scoprire il perché, continua a leggere…
Piegare i cappelletti è social!
È importante a mio avviso non perdere questi gesti facenti parte della nostra cultura che, se pur impegnativi e meticolosi, contribuiscono a tenere viva quel poco che resta della tradizione della pasta sfoglia fatta in casa emiliana.
Gesti che possono avvicinare chi li compie, creando una esperienza conviviale unica nel suo genere e contribuendo alla gioia del palato e degli occhi.
Ancora oggi, quando piego i cappelletti, ricordo come da bambina insieme a mamma, nonna e vicine di casa o amiche si producevano questi squisiti manufatti; sedevamo tutte intorno al tavolo per un pomeriggio intero.
Solitamente ci si riuniva prima delle feste di Natale, per produrre la quantità necessaria da consumare in famiglia; a fine pomeriggio, ognuno si sarebbe portato a casa un vassoio autoprodotto.
Ricordo mia madre che mi diceva: “li fai proprio belli e tutti uguali!” Mani e dita piccole erano importanti in questi casi…
Le signore parlavano tra di loro scherzando su diversi argomenti, ed ecco che un gesto produttivo si trasformava in autentica socialità, con tanto di pausa caffè e fetta di torta.
Fare la pasta fresca e piegare i cappelletti mi rilassa e mi fa stare bene, è un gesto che mi appartiene e che vorrei condividere con chi lo desidera.
Un contributo molto interessante è stato dato da due creativi che alcuni anni fa hanno dato vita al progetto Save the Caplèt.
L’organizzazione di un primo corso per imparare a fare i cappelletti, che ha riscosso, complici Facebook e Instagram, un successo straordinario e inaspettato.
Per saperne di più puoi visitare il sito zdora.it
Ricetta del Cappelletto tradizionale reggiano:
Ingredienti per 4 persone
per la pasta: 500gr. di farina, 5 uova e un pizzico di sale
per il ripieno: 2 piccole cipolle, 150gr. di burro, costata di manzo o altro tipo di carne saporita, 70gr. di prosciutto crudo, 60gr. di filetto o polpa di maiale, 90gr. di vitello, tacchino o pollo, 1 spicchio d’aglio, noce moscata, pane grattugiato q.b.
Preparazione per il ripieno: in un tegame fate sciogliere il burro con la cipolla, sale e pepe.
Tagliate a pezzi la carne e versate nel burro, fate cuocere lentamente con il coperchio.
Quando i pezzi saranno cotti e morbidi, ma non rinsecchiti, tritate finemente il tutto.
Unite un uovo intero, il pane grattugiato, e tre manciate di Parmigiano, componente di primaria importanza che dovrà essere molto saporito e profumato.
Da ricordare: Il pane grattugiato con un pizzico di noce moscata dovrà essere, in precedenza tostato con il condimento della carne.
Mi ricordo che mia madre, oltre al prosciutto crudo, ci metteva anche, una fetta di mortadella macinata.
Il burro può essere sostituito con il midollo di bue e l’aggiunta di chiodi di garofano.
Per la sfoglia: impastare la farina con le uova e un pizzico di sale. Lavorate energeticamente fino ad ottenere un composto liscio, elastico e consistente, poi stendetela con il mattarello in una sfoglia sottile.
Tagliate con la rotellina, la pasta in tanti quadratini regolari di circa dai 2 ai 3 cm. di lato, quindi mettete al centro il ripieno, piegate a triangolo e girateli attorno al dito per confezionare i cappelletti.
Spero che l’argomento ti sia piaciuto, prossimamente qui sotto troverai un video da me prodotto su come piegare i cappelletti, continua a seguirmi il divertimento è assicurato!
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2 commenti
Carlos Oliva
Il mio piatto preferito della cucina emiliana.
E quelli che aggiungono la mortadella al ripieno, tu cosa ne pensi?.
Giovanna
Ciao Carlos, si è anche il mio piatto preferito. Per quanto riguarda la mortadella, generalmente nella zona di Bologna e della romagna viene aggiunta, io penso che ci stia molto bene, mia madre che era reggiana la metteva, quindi sono cresciuta con quel sapore, non posso che approvare.