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Viaggi fuori porta

Cosa vedere in Romagna: un giorno a Savignano sul Rubicone, cuore della Romagna mia.

Cosa vedere in una parte di Romagna che culturalmente, storicamente e tradizionalmente ha tanto da raccontare e da dove si ode il dolce suono della melodia Romagna Mia!

La Romagna è frequentemente visitata da turisti provenienti da tutto il mondo, o per meglio dire una parte di essa.

Sostengo che alcuni luoghi sono da vedere e vivere assaporando ciò che possono donarci le piccole realtà come quelle presenti nel paese di Savignano sul Rubicone, paese posto tra colline e mare, affacciato al fiume Rubicone.

Grazie a Gianni dell’Associazione dei “luoghi che salvano la bellezza” ho potuto conoscere realtà quasi nascoste e veramente sorprendenti.

Qualcosa di molto importante legato al mio passato, mi ha spinto a visitare questa graziosa località e a uscire dalla Mia Emilia per andare alla scoperta della Romagna Mia!

Sono rimasta entusiasta dalle eccellenze e bellezze che Savignano sul Rubicone può offrire ad un visitatore che attraversa per la prima volta il rinomato ponte romano, anticamente attraversato da Giulio Cesare.

Vi dice qualcosa la frase il dado è tratto?

Leggete fino alla fine per scoprire quanto l’azione temeraria di un uomo abbia cambiato la storia mondiale.

Scoprirete anche:

  • Il motivo per il quale uomini di cultura, politici, letterati, relatori provenienti da tutto il mondo arrivano a Savignano per recarsi in un’Accademia che ha fatto guadagnare al paese il titolo di “Atene di Romagna”.
  • L’abitazione e lo studio artistico di un illustre personaggio storico, creatore della canzone romagnola che più di tutte ha toccato il cuore degli Italiani, romagnoli e non, indovinate quale…
  • Come mangiare nel “Sottomarino Giallo” la cucina tradizionale romagnola.
  • Il Museo del Compito contenente reperti archeologici di epoca preromana e romana di grande valore.
  • Brevi accenni alle bellezze del paese e ai personaggi celebri che lo hanno attraversato.

Siete pronti per scoprire e innamorarvi di questo scrigno di incredibile cultura romagnola?

Cosa vedere in Romagna: Rubiconia Accademia dei Filopatridi.

Rubiconia cosa vedere in Romagna

Poche regioni in Italia possono competere con l’Emilia-Romagna per ricchezza di tradizioni culturali e per continuità d’impegno letterario.

A Savignano sul Rubicone all’interno di Palazzo Gregorini  vi è un Accademia fondata nel 1651. tra le poche ad avere al suo interno una Biblioteca divisa in 10 sale con all’interno 80.000 volumi.

Negli anni tra Settecento-Ottocento per merito dell’ Accademia Rubiconia, Savignano si affermò come centro culturale meritandosi l’appellativo di Atene della Romagna, condiviso con Forlì e Faenza.

I soci dell’Accademia erano Filopatridi: cioè strenui difensori della loro patria, con il termine di Rubiconia s’intendeva la determinazione dei soci a difendere l’identità del fiume Rubicone a lungo contestata dai vicini riminesi e cesenati.

Tra i soci che portarono grande prestigio all’Accademia si ricordano con tanto di dipinti posti in una stanza al primo piano del Palazzo, i nobili cittadini savignanesi: Giulio Perticari, Bartolomeo Borghesi e Girolamo Amati.

Tanti sono gli aspetti affascinanti di questo luogo che meriterebbe un articolo a sè, ma che può essere approfondito nel sito ufficiale dell’Accademia.

Posso sintetizzarvi qualche dettaglio particolare che personalmente mi ha affascinato molto:

  • La Sala del Famedio (Sala della Fama) con all’interno i volti degli accademici più rinomati e sul lato sinistro la Bigoncia, il pulpito dal quale parlava l’accademico.
  • Il Manoscritto (scritto interamente a mano su pergamena) datato 1100 proveniente dall’Università di Bologna, con copertina in legno di pero che conferiva al libro grande resistenza all’usura.
  • La Sala del Consiglio Accademico nella quale capeggia un’ illustrazione di Giosuè Carducci insignito nel 1878 del ruolo di Presidente onorario.
  • Attraverso una tenda in velluto verde dalla Sala del Consiglio si accede alla sala dei Mappamondi e tra i tanti volumi raccolti una menzione speciale va alla: Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri con titolo in lingua francese e traduzione in italiano.

Rappresenta il primo esempio di moderna enciclopedia di larga diffusione,  alla quale si ispireranno le Enciclopedie successive.

Termino questo intenso racconto con una frase che mi ha colpita riguardante la conoscenza che oltre a rappresentare la vera libertà va sempre ricercata con grande umiltà e perseveranza.

L’Accademia si trova in Piazza Borghesi, 11 in pieno centro paese, tutti i volumi sono liberamente consultabili, previo appuntamento telefonico.

Cosa vedere in Romagna: La casa Museo di Secondo Casadei

Edizioni Sonore Casadei

Ed ecco il motivo principale per il quale ho deciso di partecipare al tour di Savignano sul Rubicone…

la visita alla Casa Museo di Secondo Casadei,  il creatore della canzone più amata, cantata e ballata nel mondo del liscio, Romagna mia.

Romagna mia era anche uno dei brani più amati da mia madre appassionata di ballo liscio a tal punto da iscrivermi a 7 anni ad un corso di ballo  al Poggio, un locale da ballo in provincia Reggio Emilia in voga negli anni 80.

Capirete che arrivare alla Casa Museo ed essere accolte amabilmente da Riccarda, figlia di Secondo e dalla nipote del musicista Lisa, per me ha rappresentato motivo di commozione ma anche di grande gioia.

E’ utile iniziare il nostro viaggio nel mondo del liscio dicendo che dal 2017 la Casa Museo visitata e l’abitazione di Secondo Casadei sono entrate a far parte delle oltre cento “Case della Memoria” italiane.

Insieme a quelle di Leonardo Da Vinci, Giovanni Pascoli, Luciano Pavarotti e tanti altri nomi prestigiosi, tra i quali il pittore modenese Gino Covili

La nostra visita comincia dal Museo e dall’accorato racconto di Riccarda che ci narra del Casadei padre e del Casadei artista, due ruoli che sempre avevano come componente predominante il grande amore di Secondo per la musica.

In uno dei tanti aneddoti di Riccarda si percepisce quanto l’universo del padre fosse totalmente immerso nella musica liscio.

Pensate che, ci spiega Riccarda:

“quando ero piccola e il papà mi raccontava le favole, improvvisamente i sette nani diventavano un’orchestra e Biancaneve diventava una cantante che cantava nel bosco con gli uccellini”.

Ovunque volgerete lo sguardo vedrete i manifesti datati legati al fenomeno Casadei, gli abiti di scena visionati personalmente da Secondo che era anche sarto, e poi i dischi, gli strumenti e persino un presepe proveniente da Napoli a lui dedicato.

Salendo al secondo piano troviamo il cuore organizzativo e direttivo delle Edizioni Musicali Casadei Sonora.

L’ampio studio custodisce il prezioso patrimonio dello “Strauss della Romagna”, così veniva chiamato il musicista, diffondono le composizioni di nuovi autori sempre da ballare.

Sul sito della casa museo oltre ad approfondire la storia di Secondo Casadei, potrete consultare il catalogo dei dischi disponibili per la vendita.

Uscendo dal Museo posta a pochi metri di distanza, entriamo nella casa in cui Secondo visse con la famiglia e dove si trova il suo studio.

Tra i tanti cimeli, strumenti e foto troviamo lui, lo spartito originale di Romagna mia, il cui titolo era pensate un po’ “Casetta mia”.

Romagna mia nasce nel 1954, viene alla luce quasi casualmente: Secondo Casadei è a Milano per una delle due incisioni annuali presso La Voce del Padrone e Columbia (ora Emi).

Tira fuori quel valzerino che tiene già da qualche tempo nel cassetto, per ogni evenienza: “Casetta mia”.

Il direttore artistico, Dino Olivieri ascolta il motivo, gli piace e suggerisce di dargli un titolo di più largo respiro, “Romagna mia”.

La cosa che più fa riflettere è che anche se non si è romagnoli quando si ascolta o si intona la canzone si pensa immediatamente alla propria di casa che sia in Italia o in qualsiasi altra parte del mondo.

La canzone viene incisa da grandi cantanti quali Claudio Villa, Raffaella Carrà e viene tradotta in svariate lingue tra le quali: russo, giapponese e argentino.

Viene interpretata da artisti stranieri come i Deep Purple e addirittura Papa Giovanni Paolo II aveva una grande simpatia per la canzone che canticchiava in solitudine.

Ad oggi per visitare il Museo, frequentato spesso da scolaresche, basta telefonare al numero che troverete nel sito ufficiale.

Inutile dire che è una visita che vi consiglio con tutto il cuore anche se magari non siete appassionati di liscio.

Ricordandovi anche che come sempre accade, dietro ad ogni grande tradizione c’è un grande uomo e in questo caso specifico anche due grandi donne Riccarda e la figlia Lisa.

Il Museo si trova in via della Pace, 28 a Savignano sul Rubicone (FC)

Cosa vedere in Romagna Casa Secondo

Be’ a questo punto una pausa godendosi un delizioso pranzetto romagnolo è quasi doverosa, avete mai mangiato in un Sottomarino Giallo?

Dove mangiare a Savignano sul Rubicone.

Ebbene si il locale vicino alla piazza del Comune di Savignano porta  solo il nome del famoso Disco dei Beatles “Il Sottomarino Giallo”.

Per i fans della band inglese ci sono però alcuni elementi che ricordano il disco, come il quadro del sottomarino all’entrata del locale e i tubi di alluminio nella saletta del secondo piano del locale.

Ma anche la tovaglietta di carta sui tavoli da pranzo,  con un dettaglio simpatico messo dal gestore del locale Alessandro, manco a dirlo un grande amante dei Beatles.

Diciamo che gli aspetti che io personalmente ho gradito di più sono stati l’ambiente familiare e il cibo ottimo, piatti tradizionali e sfoglia rigorosamente fatta a mano.

Da non farsi scappare i cappelletti, i tortelloni e i passatelli asciutti con formaggio di fossa, anche i dolci sono tutti ottimi e fatti in casa, dai semifreddi alle crostate.

Il vino non scherza, Alessandro ha una buona carta con svariate tipologie, non dimentichiamoci che siamo vicini a Bertinoro terra votata alla viticultura.

Porzioni abbondanti e prezzo decisamente onesto , primo, contorno, dolce , calice di vino 20,00 euro.

Il Ristorante si trova in Vicolo Mercato, 13 Savignano sul Rubicone.

Una curiosità: il locale faceva parte di un ex edificio religioso.

Cosa vedere in Romagna: Museo del Compito.

Cosa vedere in Romagna Museo del Compito

Prima di parlare del Museo Archeologico fondato da Don Giorgio Franchini dobbiamo spiegare il significato di Compito o Compitum:

Suddetto termine era utilizzato dai romani per indicare un incrocio di strade, all’altezza della località di San Giovanni, alla periferia di Savignano.

La via Emilia quindi proprio ad ovest del centro di Savignano sul Rubicone doveva incontrarsi con un’altra strada che scendendo dagli Appennini raggiungeva il mare.

Gli studi e i ritrovamenti archeologici fanno presupporre che in questo Compito si sia sviluppato un piccolo “Vicus”,  un villaggio stabile con abitazioni private, edifici legati alla vita civile e religiosa con aree adibite a necropoli.

I ritrovamenti sono molteplici e vengono documentati a partire dal 1930 anno della nascita del Museo per volere di Don Giorgio Franchini, dal 1980 gli scavi sistematici hanno permesso di ricostruire l’antico abitato in maniera più precisa.

Si tratta comunque di popolazioni preistoriche con impronte facenti pensare di collocazioni nel terreno di capanne e ritrovamenti di oggetti quali schegge di vasi appartenenti all’età del Rame.

Sempre a monte dell’attuale via Emilia è stato riportato alla luce un quartiere artigianale di età preromana costituito da almeno 12 forni per la produzione di ceramiche.

Questa è stata la prima tappa della nostra visita, guidati da una bravissima Giorgia Grilli appassionato cicerone.

Cosa vedere in Romagna i Forni

Nelle successive sale poste al primo e secondo piano si alternano oggetti, vasi, monete sculture, resti di colonne romaniche e ricostruzioni di tombe, appartenenti ai villaggi rurali preistorici di notevole pregio, alcuni di questi degni di nota sono:

Il coltellino miniaturistico: unico esempio non riprodotto in serie, come spesso avveniva per alcuni manufatti (VI sec.a.C.)

Schiniere in bronzo: Rinvenuto a San Giovanni in Compito nel 1950, appartenente probabilmente a un defunto di alto lignaggio (VI-V sec. a.C.).

La tomba del Principe: una fossa di grandi dimensioni con all’interno un ricco corredo di oggetti in ceramica , bronzo e ferro  riconducibili ad un personaggio di alto rango le cui origine non sono definite.

Sicuramente era un viaggiatore perché alcuni oggetti testimoniano una fitta rete di scambi e relazioni.

Sempre al secondo piano abbiamo invece molti ritrovamenti riguardanti l’epoca romana quali:

Ex voto: Appartenenti alla prima età Romana, le testine o i piccoli busti in terracotta indicano un influenza gallica e un legame alla sfera religiosa.

La Dea senza sorriso: statua femminile in marmo, databile II sec. d.C. che conserva solo la parte inferiore del busto, appare seduta su di una roccia con un cesto di frutta in mano sulla sx e sulla destra ai suoi piedi si percepisce la presenza di un capretto.

scultura Donna senza volto

Le sue dimensioni ridotte fanno pensare ad una divinità minore, magari legata all’agricoltura o alle stagioni, non era abbastanza alta da essere considerata una statua di culto di un tempio romano.

Infine sopra alla tomba del principe è stata trovata in uno strato superiore, una tomba di epoca romana che custodisce lo scheletro di una donna anch’essa di alto rango, morta giovane tra i 20 e i 22 anni probabilmente di una febbre improvvisa.

La donna mostra una dentatura completamente intatta e perfetta, nella tomba sono presenti gioielli in oro e pietre verdi e nere, con ciondolo al collo in bronzo e anello in argento e ferro.

Nella stessa sala sono presenti oggetti di vita quotidiana rispecchianti ville rurali e una civiltà romana di modeste condizioni economiche.

L’affascinante collezione del museo è come si diceva inizialmente, merito del sacerdote Don Giorgio Franchini, cui oggi è intitolato il museo che trovò la sua prima sede di raccolta ed esposizione nell’antica Pieve romanica a fianco dell’attuale sede museale.

Cosa vedere in Romagna Pieve
Antica Pieve di San Giovanni in Compito

Negli anni succesivi la sua nascita, la collezione di Don Franchini si arricchisce di reperti mobili sistemati nei locali della canonica, di monete e di bronzetti e perfino di reperti fossili…

Fino a che nel 1978 avviene un grave furto e solo in parte si riesce a recuperare il materiale che oggi si vede esposto.

Il museo viene chiuso e solo dopo vent’anni nel 2018 grazie al contributo del comune di Savignano sul Rubicone e di IBC la collezione viene riallestita nell’edificio ex scuola di fianco alla pieve romanica.

Per info più approfondite e per prenotare una visita consiglio la consultazione del sito web ufficiale.

Il Museo si trova in via San Giovanni, 7 a Savignano sul Rubicone (FC).

Cosa vedere in Romagna: centro storico di Savignano, luoghi e persone che hanno fatto la storia.

Come anticipato a inizio articolo fu il condottiero Giulio Cesare  l’artefice di un cambiamento storico a livello mondiale.

Attraversando il ponte sul Rubicone con la sua fedele truppa in una fredda mattina del 10 gennaio del 49 a.C. superò quella linea di confine che separava Roma dalla Gallia Cisalpina.

L’azione audace fu preceduta da quella che è divenuta una frase famosa ”Alea Iacta est” che tradotta significava proprio “il  dado è tratto”, la decisione è presa!

La decisione del Condottiero di attaccare quella Roma che l’aveva intimato a scogliere la sua truppa e a ritirarsi dopo che egli aveva conquistato e depredato l’intera Gallia, ebbe come conseguenza lo scoppio della guerra civile romana.

La repubblica romana, dopo la guerra civile, finirà nelle mani di Giulio Cesare che instaurerà la dittatura e porrà le basi per il futuro impero.

Il ponte del Rubicone così è diventato il luogo nel quale è stata presa una delle scelte più importanti della storia.

Attraversarlo e salutare la statua di Cesare sarà sicuramente emozionante, sappiate però che ad oggi il ponte è stato ricostruito in seguito ad un bombardamento avvenuto durante la seconda guerra mondiale che ne distrusse l’originale.

E parlando di Guerra uno tra i tanti personaggi noti passati per Savignano è sicuramente Mussolini.

Casa del Fascio:

Percorrendo corso Vandemini, la stessa strada che sempre dritta vi porterà al Ponte del Rubicone, troviamo sulla destra palazzo Martuzzi intitolato a Salvador Allende e ad oggi destinato ad uso pubblico.

Il complesso risalente al XV secolo fu occupato dai frati gesuiti che ne fecero un complesso monastico, ma abbandonarono il palazzo in seguito alle repressioni Napoleoniche.

A inizi 900’ divenne casa del Littorio (casa del fascio) dal balcone che si affaccia sulla strada spesso compariva Benito Mussolini, quest’ultimo fu anche l’artefice dell’attuale toponimo di Savignano, che nel 1933 da Savignano di Romagna divenne Savignano sul Rubicone.

Colleggiata di Santa Lucia:

L’attuale chiesa intitolata a Santa Lucia martire che è anche il patrono di Savignano, viene conclusa nel 1749 e nasce dalla demolizione di una chiesetta più piccola dedicata alla santa  e costruita nel 1494.

Questa chiesa è a sua volta una ricostruzione di una prima chiesa inaugurata proprio il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre 1359, e legata alla costruzione dell’antico castello di cui ormai non rimane più nessuna traccia.

La Collegiata si trova nella Piazza principale del paese, P.zza Borghesi, 21.

Antico Castello di Savignano:

Cosa vedere in Romagna Piazza Castello

Inboccando una laterale di Corso Vandemini giungerete in P.zza Castello, ad oggi diventata un parcheggio.

Qui nella metà del 1300 il Cardinale Egidio Albornoz fece costruire un Castello, e la piazza rappresentava la parte centrale dell’interno del maniero.

Il perimetro delle mura di forma rettangolare, seguiva nei due lati più lunghi le sponde del fiume Rubicone, ad est il tracciato di un canale portava acqua al mulino.

Durante il periodo fascista suddetto perimetro interno del castello fu fatto abbattere per motivi di igiene pubblica.

Dell’intero complesso ad oggi si conservano un’antica porta e i ruderi di un torrione.

Castello di Ribeno:

Il secondo Castello edificato ancor prima del Castello antico, verso la fine del XI secolo in posizione collinare e donato da Corrado I ai monaci di Sant’Apollinare di Classe, fu utilizzato da questi ultimi per secoli come centro di villeggiatura e rigenerazione fisica.

I monaci si dedicavano ad attività agricole, in particolare alla coltivazione della vite.

Non sarà un caso se ad oggi il Castello è sede di un importante azienda vitivinicola dal nome Spalletti, e la corte è spesso utilizzata per ricevimenti e feste.

Il Castello di Ribano si trova in via Sogliano, 100.

Spero questo racconto della Romagna vi abbia entusiasmato e decidiate di andare a visitare questo luogo veramente ricco di storia e di cultura.

Per domande e suggerimenti vi aspetto come sempre nei commenti.

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